Prima di addentrarci nel racconto di questo viaggio a Valencia vorrei presentarmi e farvi capire cosa aspettarsi dagli articoli che pian piano pubblicherò!
Sono una studentessa universitaria di 22 anni con la passione per i viaggi, ma come potrete ben immaginare con un budget che si radica profondamente sotto la soglia del low cost.
In questa rubrica aspettatevi, quindi, spunti e consigli per squattrinati che come me amano visitare le città immergendosi nella cultura, specialmente quella culinaria, del posto in cui si trovano!
Valencia: la partenza (forse)!
Il primo viaggio di cui vi parlerò inizia la mattina del 5 Febbraio. Dato che se tutto andasse sempre per il verso giusto avremmo una vita noiosa, il mio primo consiglio è quello di fare come me: essere in aeroporto alle 4 del mattino, con 3 ore di anticipo perchè non si sa mai…
Inviare una paio di mail seduti davanti al gate e nonostante tutto perdere il volo, chiamare con la coda tra le gambe i vostri amici per farvi venire a ripescare in aeroporto e la mattina seguente ripetere il tutto avendo la premura di evitare la parte circa il volo perso.
Ah e come dimenticare, chiamare l’hotel cercando di spiegare in spagnolo che avete perso il volo e che arriverete con un giorno di ritardo!
Ci siamo…
Superati questi “ostacoli” iniziali, che diventeranno aneddoti molto divertenti del viaggio, ce l’ho finalmente fatta ad arrivare a Valencia, quindi via il piumino che mi proteggeva dai -2°C del meraviglioso freddo del Nord Italia ed infilo il migliore sorriso per i 18°C che mi accolgono.
Viaggiare all’interno dello spazio Schengen ci permette di evitare il lungo controllo dei passaporti, per questo ringraziamo e voliamo (si lo so battutaccia) a prendere il biglietto della metro alle macchinette automatiche che si trovano subito dopo le scale mobili della metro (ci tengo a specificarlo perchè prima di capirlo ho fatto 15 minuti di fila ed una simpatica chiacchierata con l’addetto allo sportello InfoPoint…chissà come sta Alejandro).
Da qui potete prendere sia la Linea 3 che la Linea 5, vi porteranno entrambe in centro a Valencia.
Solitamente per scegliere l’ostello dove alloggiare controllo su Booking le migliori offerte in relazione al prezzo prima, alle recensioni degli altri utenti in termini di pulizia e posizione poi.
Io ho alloggiato al Casual Vintage Valencia situato nella Ciutat Vella.
La Plaza de l’Ayuntamiento
Giro in città, macino chilometri
A questo punto è necessario fare una doverosa precisazione: amo passeggiare e visitare a piedi le città, arrivando a camminare tranquillamente anche 20/25 km al giorno… quindi i miei consigli sui mezzi da prendere riguarderanno solo andata e ritorno dall’aeroporto.
Non seguendo un itinerario preciso, inoltre, vado un po’ dove mi porta il cuore e mi muovo per la città in base alle sensazioni che ciascun posto mi trasmette.
El Barrio de El Carme
Il primo giorno ho deciso di girovagare per le vie del Barrio de El Carme dove non riuscivo più a smettere di fotografare ogni murales che incontravo.
Il mio preferito non poteva che essere quello di un salvadanaio a forma di porcellino con un post it che diceva “para independizarme :)”.
A metà giornata ovviamente la batteria del mio iPhone ha deciso di abbandonarmi quindi sono ricorsa al mio valido e sempre carico aiutante che utilizzo in tutti i viaggi.
Plaza de Toros
Siesta, o no?
Per immergermi totalmente nelle tradizioni del luogo cosa potevo fare di meglio se non la siesta post pranzo?
Vi rispondo io, assolutamente nulla!
Sono andata, quindi, a riposarmi al sole nella Plaza de la Virgen dove ad accogliermi c’era un gran fermento di ragazzi appena usciti da scuola che si godevano le prime giornate pre-primaverili con gli amici, artisti di strada che suonavano le loro canzoni e un sacco di turisti che come me erano riconoscibili per i famosi occhi a cuoricino che scrutavano ogni angolo della bellezza che li circondava.
Ah la magia della Spagna e delle sue cittadine assolate!
La paradisiaca Plaza de la Virgen conosciuta anche come Plaza de la Mare de Déu
Prima del grande… sonno
“Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai tant’ era pien di sonno a quel punto” che il verace orologio abbandonai (Divina Commedia – Inferno – Canto I vv.10-12, Dante Alighieri) e quando mi sono ripresa era ormai ora di cena sia per me che per tutti gli spagnoli. Quindi, armata di un pancino brontolante alla Winnie the Pooh, mi sono avviata alla ricerca di cibo.
Sono approdata nell’unico locale con ancora un po’ di posto e dopo aver probabilmente sconvolto il cameriere, che mi guardava come se fossi stata matta, a chiedere un tavolo per uno, mi ha fatta accomodare e mi ha servito i migliori tacos della mia vita innaffiati con un ottimo drink di non so cosa.
Alla terza volta che il povero malcapitato, anima pia di un cameriere intento a spiegarmelo, me lo ha ripetuto ho deciso di mettere fine a quello strazio per entrambi ed ho fatto finta di capire… come ogni buon turista che si rispetti.
Tornata in camera distrutta dalla giornata ho fatto una doccia calda e mi sono tuffata nel mio comodissimo letto.
Fantastici tacos con salse “meglio non chiedere”
Di colazioni e guerre
Il giorno seguente mi dirigo verso un bar qualunque per assaporare una buona colazione valenciana, ma mi ritrovo a mangiare tristemente quello che in tutto il mondo si chiama Pain au chocolat ma che in Spagna si chiama Napolitana de chocolate. Sarà forse dovuto a qualche antico dissapore in merito alle sorti spagnole nella fase francese della guerra dei Trent’anni?
Per i più interessati a questo “antico gossip” lascio il link alla pagina wikipedia.
Dopo aver fatto un bel pieno di viaggi mentali e di caffè mi dirigo verso la “Ciutat de les Arts i les Ciències”.
Qui, dopo un intenso monologo interiore circa la cultura e la storia, decido di rimanere umile e godermi il panorama da fuori non visitando l’interno, giusto per poter portare a casa qualche rimpianto e la conseguente promessa di ritornarci prima o poi.
Il panorama che mi si apre davanti è semplicemente mozzafiato. La voglia di buttarsi nell’acqua limpida delle piscine che circondano ogni edificio non vi abbandonerà mai del tutto, anzi verrà incoraggiata dalla possibilità di noleggiare delle barchette a remi per navigare al loro interno.
La vista dell’Hemisfèric
Vita Valenciana
La passeggiata nel Giardino del Turia, che inizia dall’Hemisfèric e prosegue fino in città seguendo l’antico letto del fiume Turia, è d’obbligo.
Al suo interno si trovano numerosi campi da calcio, da basket e pallavolo dove gli abitanti di Valencia si ritrovano per una passeggiata in compagnia, per fare sport o semplicemente per assaporare un po’ di aria fresca.
Mi fermo anche io un po’ come una vera local a prendere il sole per togliere un po’ di pallore nobiliare o “mozzarellesco”, che dir si voglia, che mi accompagna dalla nascita.
Affascinata dalla bellissima giornata di sole e dall’esperienza del giorno precedente compro un bocadillo de jamon iberico e mi dirigo nuovamente verso la Plaza de la Virgen. Mi siedo ad un bar ordinando un calice dopo l’altro di tinto de verano, con la stessa pace interiore di un anziano che osserva i lavori da dietro le transenne.
Anche oggi, un po’ brilla ed infinitamente felice trascorro il resto della mia giornata nel tepore della piazzetta.
Ceno poco distante con delle tapas dove non capisco nuovamente cosa io stia mangiando, ma forse questa non è poca comprensione della lingua bensì più colpa dell’ultimo bicchiere di tinto de verano.
Le tapas che avrebbero dovuto asciugarmi lo stomaco
A sort of… Genesi
E fu sera e fu mattina: terzo giorno (Genesi).
Altro giorno e altra napolitana e caffè per ingranare la marcia, grande corsa prima alla reception implorando per un adattatore, poi in tutti i bar della zona e successivamente dal ferramenta.
Corro battendo tutti i record sulla velocità perché la presa del computer non entrava in quella murale spagnola ed io avevo una riunione di lì a poco (non fate come me, prendete questo prima di partire – sono sicura che mi ringrazierete).
Poi, con 15/20 anni in meno di aspettativa di vita, via… alla volta del mercato centrale dove non ero ancora riuscita ad andare.
Ad essere sincera non avevo grandi aspettative ma, una volta entrata, oltre al profumo dei prodotti venduti al suo interno, sono stata rapita dalla sua architettura.
Il mercato centrale
Ritorno (con errore)
Come ultima fatica della giornata, corro in hotel per prendere i bagagli e dirigermi verso l’aeroporto.
In onore dell’andata, sbaglio verso della metro e mi ritrovo a dover scendere e cambiare direzione. Preparatevi perchè il verso sbagliato della metro sarà una costante dei miei viaggi!
Arrivata in aeroporto dopo aver corso come due maratone in mezza giornata mi siedo davanti al gate.
(Suspance)
Questa volta riesco a prendere il volo, anche se non avrei voluto, per tornare a casa.
Terminiamo questa avventura valenciana con la ricetta della paella…così oltre a leggerla, potrete assaporare anche voi un po’ di Valencia!
Ricetta della paella valenciana