Parigi è un luogo magico, suggestivo, emozionante. Scoprire la città è un’avventura quotidiana. Se passeggiare per i suoi viali regala suggestioni romantiche ed andare alla scoperta della tradizione culinaria parigina è un percorso intrigante, un must per chi visita Parigi è far tappa in due dei musei, probabilmente, più famosi del mondo: il Museo del Louvre ed il Museo d’Orsay.
Museo del Louvre
Il cielo è limpido, l’aria frizzante. Di buon mattino ci siamo dati come obiettivo un viaggio nel museo più famoso del mondo, il Museo del Louvre.
Ci svegliamo, ci prepariamo e ci lanciamo in strada. Ci vuole poco, grazie all’ottima rete metropolitana parigina, a raggiungere il Louvre. E’ in pieno centro città!
Complice un meteo piacevolissimo, nonostante si sia lontani dalla primavera, puntiamo alla destinazione con un sorriso che riempi il volto. Giunti in zona, essendo in anticipo sull’orario della prenotazione, ci concediamo una colazione: croissant e caffè lungo. Il primo fragrante, il secondo amaro. Si inizia bene la giornata.
Ingresso al museo
L’ingresso al museo è possibile con prenotazione anticipata (online) o con prenotazione in loco. Ovviamente conviene quella online, che garantisce una scelta d’orario migliore e di saltare gran parte della fila.
Avendo già il biglietto pronto ci infiliamo nella fila che scorre, tutto sommato, davvero rapidamente. Si sosta, infatti, per poco nel cortile interno, quello dove svetta cristallina la più famosa delle piramidi europee.
Per chi non dovesse averla subito presente, beh, sicuramente l’avrà notata nel film ispirato al romanzo di Dan Brown, Il codice Da Vinci o nella prima puntata della serie targata Netflix, Lupin.
Superati i controlli di sicurezza, celeri ma puntuali, si scende finalmente nell’antro d’ingresso. E’ come nei film, spazi ampi, marmo color avorio, tante persone che si muovono a destra e sinistra, bambini con gli zainetti e la curiosità negli occhi, banconi con materiali di approfondimento e mappe in multilingua…
Volendo si possono lasciare i soprabiti, ma consigliamo in assoluto di prendere la guida audio che vi aiuterà a scoprire di più e meglio quanto vi aspetta poi.
Il Louvre: una passeggiata tra arte e storia
Pareti di marmo ci circondano. Inizia il cammino in quello che è un mondo d’arte e storia incredibile. Un concentrato del mondo nel cuore di Parigi.
Dal piano -2 si passa al piano -1. Il primo incontro con le opere del Louvre si ha nel sottosuolo, passeggiando accanto alle antiche mura della città, nel Pavillon de l’Horologe. E’ come se ci fosse un luogo in cui tutto il Louvre incontra la città in cui nasce, un passaggio di consegne metaforico: Parigi custodisce, il Louvre custodisce per Parigi.
E’ al livello 0 che si aprono le porte (ed i cancelli) dell’emozione.
La storia dell’uomo
Mi piace pensare a questa passeggiata nel museo come ad un passeggiata nella storia del mondo, anzi dell’uomo. A rapire lo sguardo c’è l’immensa vastità d’opere che raccontano l’evoluzione dell’uomo, il suo viaggio fisico e culturale, dall’Africa all’Oriente, fino all’Occidente (un viaggio che abbiamo scoperto sulle pagine di L’invenzione delle razze).
Attraversiamo sale e corridoi, piccoli alle porte del Palazzo di Dario, archi e volte che mostrano la magnificenza dell’Impero Persiano.
L’arte egizia coinvolge e ammalia, facendoci sentire per un breve attimo protagonisti di una puntata di Relic Hunter. Da qui si scorre verso l’arte mesopotamica, con divinità inquietanti e dai volti che oggi sembrano essere malvagi, ma che nella cultura di allora rappresentavano fecondità. Come cambia l’uomo!
Si scivola nella storia e si arriva all’arte Greca e Romana. La scultura, più di tutto, diventa protagonista.
La Nike di Samotracia
Tra scale, corridoi, sale, ci si perde in un viaggio incredibilmente suggestivo. E’ poi un colpo al cuore, d’emozione e gioia, ritrovarsi sulle scale ad ammirare la bellezza, semplice e marmorea della Nike di Samotracia.
Un’opera che scatena emozioni, quella che erroneamente viene considerata la scultura più importante di Pitocrito di Rodi.
La storia di quest’opera d’arte è davvero curiosa. La Nike fu fatta realizzare per festeggiare la vittoria della battaglia dell’Eurimedonte, ma dopo secoli di permanenza nel tempio che ne fu casa la statua scomparve.
Solo nel 1867 fu rinvenuta, o meglio, ritrovata non più integra a Edirne dal francese Charles Champoiseau.
La Francia acquistò l’opera e la destino alla collezione del Louvre. A Parigi, dopo un viaggio lunghissimo, fu ricomposta ed installata li dove oggi risiede.
Nel 2013 fu restaurata, la spesa fu di circa 4.000.000 €.
I colori del mondo
Incantati ed emozionati dal mondo classico, passeggiamo nella storia delle civiltà. Non c’è solo il bacino del mediterraneo che ci ammalia, ma anche un sezione dedicata all’arte dei popoli dell’Oceania e delle Americhe. Non è uno spazio ricchissimo d’opere, ma sicuramente suggestivo.
Statue e maschere ci catapultano in territori così distanti da noi, che difficilmente capita di pensare a quelle culture a cui difficilmente tributiamo pagine di storia (commettendo un errore sciocco, e ce lo spiega benissimo Jared Diamond nelle pagine di Armi, Acciaio e Malattie).
I colori del mondo passano anche per la stanze dedicate all’arte islamica. Maioliche dove brillano tinte di verde, giallo, azzurro. Armature saracene, scimitarre, oggetti di lusso e arte incredibile che, dietro separè intarsiati, alimentavano i vizi e i piaceri di uomini e donne. Una società così diversa, seducente, rispetto a come percepiamo attualmente il mondo dell’Islam. E’ incantevole: mosaici, vetri, ceramiche, ori, pietre preziose, colori e vibrazioni che rapiscono il turista curioso.
Eppure, quando si parla di colori, subito la mente corre ad aggrapparsi al pennello, alle tempere, agli acquerelli, ai colori ad olio, all’arte pittorica.
Italia, Francia, Spagna: pennellate d’autore
Questo paragrafo ha un titolo… ironico! Chiamiamo pennellate d’autore quelle che sono le opere di artisti che, indiscutibilmente, sono entrati a far parte della storia del mondo.
Non dimentichiamoci che qui, al Museo del Louvre, c’è l’opera pittorica probabilmente più famosa del mondo: la Gioconda di Leonardo da Vinci, Mona Lisa.
Ma ci si incanta anche dinanzi a La libertà che guida i popoli, di Delacroix. Si resta basiti quando ci si scontra con La zattera della Medusa di Gericault.
Silenziosi e pensierosi osserviamo la Vergine delle Rocce, illuminati appena ci si rende conto di essere ai piedi de Il giuramento degli Orazi, rapiti quando ci si sofferma sull’opulenza de L’incoronazione di Napoleone.
Le opere di Tiepolo, Tintoretto, Caravaggio, del Mantegna, di Tiziano, Giotto, l’Archimboldo, Raffaello e di altri autori di cui sicuramente ne avremo almeno letto nei libri di Storia dell’arte ci circondano. E’ emozione pura.
Non voglio raccontarvi nel dettaglio di quali opere potrete ammirare, vorrei solo darvi la spinta, piccola e delicata, affinché vi mettiate in viaggio alla scoperta di questi luoghi.
Il nord Europa
Non manca, oltre l’opulenza mediterranea, uno spazio dedicato all’arte del nord Europa. Un’arte diversa, con colpi più pesanti all’anima di chi si perde nelle opere, con una violenza emotiva maggiore, e sicuramente non meno poetica.
Le ultime sale ci portano in un viaggio che incuriosisce, tra storia di Francia e paesi che affacciano sui mari del nord.
Una passeggiata che ha avuto inizio nell’antica Persia e nell’antico Egitto e sta per concludersi, dopo scale e sale incredibilmente ricche e interessanti, sulle acque del Mare del Nord.
Un viaggio lungo, avventuroso, chilometrico (si, non viene facile pensare a quanti chilometri si percorrono all’interno del Louvre, ma fidatevi, sono tanti! – fatevi un’idea di quanto si cammina a Parigi con il primo articolo dedicato a questo viaggio).
Museo d’Orsay
Durante un viaggio a Parigi non può, e non deve, mancare assolutamente la tappa Museo d’Orsay.
Se il Louvre è il luogo in cui ci si lascia trasportare dalla curiosità, il Museo d’Orsay è il luogo in cui ci si lascia trasportare dalle emozioni (non che al Museo del Louvre non se ne provino di sublimi).
L’ultimo giorno, consci di dover prendere l’aereo del ritorno all’ora del tramonto, ci siamo svegliati di buon ora e, baciati da un sole d’inverno brillante e tiepido, ci siamo messi in cammino per raggiungere il Museo d’Orsay. Il sublime arriva sempre alla fine.
Il Museo d’Orsay è bello, dentro e fuori. Anche qui è consigliabile prenotare il biglietto in anticipo.
La prima cosa che si nota, quando si raggiunge il museo è la sua facciata. Siamo sicuri di essere nei pressi di un museo? Uhm, dubbio lecito!
La storia del museo, in breve
Il Museo d’Orsay s’affaccia sulla Senna, ma la prima cosa che si nota è il suo strano aspetto esterno: sembra una stazione dei treni! Cioè, non è che lo sembra soltanto, lo è stato!
Dirimpettaio del Louvre, oltre il fiume, questo luogo era la Gare d’Orsay (stazione d’Orsay), ma se nel 1939 qui arrivavano i treni locali, nel 1961 avrebbe dovuto essere demolito, dopo anni in cui la sua destinazione d’uso cambiò ripetutamente, nel 1978 si decise di trasformare l’ex stazione in museo. E così è stato fatto. Per fortuna!
Nel 1986 il museo aprì.
Lì, dove l’impressionismo trova la sua casa
Superati i controlli di sicurezza all’ingresso, ci ritroviamo in un museo che subito si distingue dal suo dirimpettaio, il Museo del Louvre. Qui si respira frizzantezza, non c’è l’austerità dell’altro, bensì un’aria più leggera, minimale, industrial, quasi hipster!
Tutto il museo si sviluppa come su fasce: quella centrale, che funge da navata principale, e quelle laterali che salgono su più livelli in verticale.
Iniziamo la visita con una passeggiata tra le sculture esposte nel corridoio centrale. Sono tutte opere particolari, gioiose, con un richiamo al classicismo e ci perdiamo nei corridoi laterali.
Qui ci scontriamo ed incontriamo con altre opere di incredibile bellezza: abbiamo altre sculture, opere pittoriche, ammennicoli intarsiati. Si, nonostante siamo nella casa dell’impressionismo troviamo tanto dell’epoca classica.
E’ giunto però il momento di fare il salto, quello vero, nel cuore del Museo d’Orsay.
Le mostre temporanee
Nel museo sono sempre ospitate mostre temporanee, e come sempre vi suggeriamo in vista della vostra visita di fare i biglietti in via anticipata e controllare cos’è stato inserito a calendario.
Noi abbiamo goduto di quella dedicata a Paul Signac. Questi, puntinista e divisionista, fu anche collezionista d’opere altrui. La mostra ci ha concesso un piacevolissimo cammino nel suo mondo, fatto di colori, tinte brillanti, tinte poetiche, immagini eteree. Colpiti ed ammaliati dal suo lavoro (da autore e da raccoglitore) un sorriso amplissimo ci si disegna in volto.
Il cuore del Museo d’Orsay
Ci mettiamo in moto, passo dopo passo, per raggiungere il cuore di questo meraviglioso, particolarissimo, museo.
Non voglio raccontarvi tutto, oltre che essere impossibile, sarebbe svilente, ma dirvi soltanto che, in quelle sale così gremite di gente, tutto intorno a voi ci sarà arte. Vi perderete, con la mente, in una dimensione parallela.
Troverete proprio avanti ai vostri occhi le opere eterne di Monet, i colori seducenti di Renoir, le pennellate ammalianti ti di Manet, i toni gravi di Millet, i brillanti quadri di Seurat, i paesaggi setosi di Gauguin, le violente impressioni di colori di Van Gogh, i tratti delicati di Degas, i disegni di Signac, e altri autori che vi lasceranno a bocca aperta.
E’ un viaggio emozionale profondissimo. Per gli amanti dell’impressionismo, come un viaggio nell’Eden.
E alla fine arriva il Cinema!
Un qualcosa di estremamente interessante, forse meglio dire intrigante, è sono state le sale dedicate al cinema. Un fenomeno, questo, che ha cambiato il mondo, il modo di comunicare e di rapportarci all’arte.
Un viaggio creato in modo eccellente per il visitatore, un viaggio nella Francia tra 1833 e 1907.
Una mostra complessa, nei contenuti, ma studiati in modo incredibile per come rapiscono l’attenzione. Quadri, fotografie, pellicole, filmati d’epoca ed opere particolarissime: i primi quadri che, con l’ausilio di tecniche nuove, rendevano mutevole il gioco delle luci. Difficile da spiegare.
Immaginate un chiostro. E’ mattina, un tenue sole rosa rende le tinte dei fiori e le ombre, l’erba e il cielo, delicato. Poi cala la sera, e tutto cambia. Si accendono le candele, pochi punti di luce che creano fortissimi contrasti. Ombre, fiamme, tutto cambia. Il chiostro perde brillantezza, il porticato si accende d’arancio. Il cielo diventa blu, poi nero.
Ecco, un quadro che cambia col cambiare della luce che lo colpisce.
E così le opere in pellicola girate per raccontare la costruzione della Torre Eiffel (ve la raccontiamo in un altro articolo: Cosa vedere a Parigi in cinque giorni?) o le prime riprese di spettacoli di magia.
Non mancano le prime macchine da presa in esposizione, le prime strumentazioni tecniche e la storia di come, in un rapido divampare d’entusiasmo, il cinema sia divenuto qualcosa di cui non sappiamo fare a meno!
Parigi, cosa vedere in cinque giorni, continua…
Non basta quanto raccontato fino ad ora, in questo articolo, per esaurire quanto c’è da scoprire nella città di Parigi, in soli cinque giorni. Che, e probabilmente cinque neppure bastano!
Per rendere la lettura più agevole, comoda e piacevole, rimandiamo ad altri articoli dedicati i contenuti che volevamo proporvi. Vi diamo giusto un anticipo di ciò di cui parleremo:
- Le chiese e gli edifici religiosi
- La città
- La Reggia di Versailles
- Dove mangiare