Paestum è un viaggio nel cuore della Magna Grecia in Campania. A pochi chilometri da Salerno, alle porte del Cilento, il parco archeologico di Paestum è una piccola perla nascosta, e purtroppo semi-sconosciuta ai turisti che giungono nella Terra Felix.
Paestum, insomma, coniuga storia, mare e buona cucina.
Il parco archeologico di Paestum
Paestum è un angolo incantevole della Campania. Poco distante da Salerno, alle porte del Cilento – non distante neppure da Agropoli – la cittadina di Paestum/Capaccio è un luogo davvero piacevole che coniuga e fonde perfettamente la storia della Magna Grecia e la quiete di un luogo di villeggiatura al mare.
Fino a pochi anni addietro questa località turistica ricopriva un ruolo marginale nell’offerta campana. Da luogo di villeggiatura per cittadini delle provincie limitrofe è andata trasformandosi in qualcosa di diverso. Il parco archeologico, attrazione principale, è risorto.
Un sempre maggiore flusso turistico – ancora lontano da quello che caratterizza location come Napoli, Pompei, la vicina Costiera Amalfitana – anima le stradine immerse nel vedere di oleandri, ulivi e fiori di campo che ruotano in torno ai templi. Localini offrono esperienze piacevoli dal tramonto in poi, e le luci illuminano sotto le stelle la vecchia città dedicata a Poseidone.
Passeggiare in Magna Grecia
Ricorda, molto lontanamente, la Valle dei Templi di Agrigento. Sembra, ed è, un paragone forzato, evidentemente forzato. Eppure anche qui, come nel sud-ovest della Sicilia, si respira un’aria antichissima.
Il parco archeologico di Paestum, visitabile oggi, è una porzione di quella che fu la città di un tempo. Possiamo dire che l’area visibile è quella in cui sorgevano i principali edifici religiosi della città dedicata al Dio del Mare.
Se vogliamo parlare di Paestum dobbiamo parlare, per forza, di Magna Grecia, popoli italici e storia romana. Nel parco archeologico sono visibili i principali templi, l’agorà (divenuta poi foro romano), basilica, macellum, le tabenae e i luoghi di convivialità pubblica sia di epoca greca che romana.
Si sta ancora lavorando per far si che rivedano la luce, riemergano dai sedimenti terrosi, altre testimonianza della Paestum che fu. l’anfiteatro romano è ancora, purtroppo, solo parzialmente visibile, così come s’ha da tirar fuori le ville romane e greche.
Tanta bellezza, tanta sorpresa
Passeggiare nel parco archeologico di Paestum è davvero piacevole, emozionante. Farlo di giorno rende possibile perdersi nei dettagli dei templi, nella bellezza di quella che fu la Paestum di epoche passate. Farlo di sera è suggestivo, sotto le stelle e con le luci – colorate – a rendere davvero incantevole l’atmosfera.
Dopo aver comperato il biglietto (ad un prezzo più che giusto!) si possono superare i tornelli d’ingresso e ci si ritrova a passeggiare tra i fiori di campo, con tutto intorno i templi.
Il sole picchia, l’estate è giunta, e tutto arde sotto i suoi raggi. Le pietre brunite bruciano. Qualche grillo, le cicale e le rondini fanno da colonna sonora. Per fortuna non ci sono auto ad infastidire con i loro rumori la quiete del luogo.
I templi
Di fronte sorge imponente il tempio di Nettuno. E’ maestoso, quasi integrale. Ci si sente piccoli, ed attratti, dinanzi alla sua imponenza. Ad esso segue il tempio dedicato ad Hera. Ci si può girare intorno, ad entrambi, seguendo una stradina lastricata a tratti ombreggiata.
Da ogni prospettiva i templi sono incantevoli.
Continuando la passeggiata tra mura diroccate e strade lastricate (affiancando quelle che probabilmente erano antiche dimore o tabernae) si giunge nei pressi di quelli che sono i resti di altri templi, purtroppo diroccati. In fondo, invece, sorge ancora suggestivo il tempio dedicato ad Athena. Gli oleandri, gli olivi e qualche quercia solitaria rendono davvero incantevole questo scorcio del parco archeologico, nonostante della dimora di Athena restino più ruderi che strutture.
Incamminandosi, nella quiete, verso l’ingresso/uscita del parco ci si imbatte nei resti dell’Ekklesiasterion (che ricorda l’anfiteatro) – purtroppo durante la nostra visita era in manutenzione. Proprio accanto all’ingresso, invece, è visitabile l’anfiteatro vero e proprio, di epoca romana.
Un po’ di Magna Grecia
Come ci possa trovare catapultati in Magna Grecia, visitando la Campania, non è difficile da spiegare. Napoli, o meglio Neapolis fu una delle grandi colonie che i popoli dell’Egeo fondarono sulle coste tirreniche, così come si narra di Capo Palinuro e dell’approdo dei fuggitivi di Troia.
Anche sulle coste ioniche trovarono ricchezze e fondarono cittadine i naviganti greci.
La storia, o per lo meno alcune teorie storiche, vogliono che i fondatori della città di Paestum (nome romano) fossero dispersi provenienti da Sibari. Dopo che le colonie ioniche iniziarono il loro declino, pare che da Sibari in molti approdarono sulle coste tirreniche alcuni commercianti. Dopo la nascita di un primo insediamento, avendo instaurato i primi e positivi rapporti commerciali con i popoli italici locali, la migrazione fu più massiccia. Nacque cosi la prima cittadina.
Il territorio, ricco di acque, consentì lo sviluppo di una comunità fiorente. Ma l’apice della ricchezza e potenza di Paestum si ebbe in epoca romana.
Fu con l’epoca romana che Paestum acquisì rilevanza politica e commerciale. Cantieri navali operavano in nome di Roma, supporto economico e militare non fu mai negato alla città Caput Mundi, tanto che all’antica colonia greca fu concesso di coniare una propria moneta.
Il declino e l’oblio
La storia purtroppo non è stata clemente con Paestum. Anzi, fu poco clemente la natura.
Acque sorgive e fiumi iniziarono a influenzare e modificare la conformazione fisica del territorio. Detriti e sedimenti, sul suolo sabbioso finirono per creare dighe naturali e paludi. Il livello dell’acqua crebbe, le paludi s’ampliarono, malattie ed un ambiente ostile convinsero molti ad abbandonare le proprie case per cercare fortuna in luoghi migliori: l’entroterra (verso i Monti Picentini) o in zone limitrofe.
Ebbe una spinta la nascita e crescita della piccola comunità di Capaccio, non distante dalla cittadina di Paestum. Anche qui, però, la natura non fu certo buona e gli stenti e la povertà non diedero alcun contributo all’affermarsi della comunità locale – economicamente e politicamente.
Il tempo scorre inesorabile, il silenzio e la memoria che va perdendosi cancellarono quasi del tutto i ricordi di quella che fu una fiorente cittadina. Acque e zanzare nascosero templi e storia.
Fu secoli dopo che qualcuno iniziò a interessarsi all’area archeologica – allora non certo ben messa – per depredarla: pietre, elementi decorativi, strutture furono portate a Salerno per contribuire alla costruzione ed alla decorazione del Duomo di Salerno.
Paestum: una timida riscoperta
La riscoperta di Paestum si ebbe intorno alla prima metà del 1900. All’incirca nel 1943 con l’arrivo degli Alleati in terra campana iniziarono attività di sbancamento portarono alla luce i primi resti.
Fu allora che si avviò una seria campagna di scavo.
I primi scavi portarono nuovamente alla luce i templi di Nettuno e quello di Cerere. Fu poi riportata alla luce la necropoli, ma elemento importantissimo e meraviglioso è la Tomba del Tuffatore.
Furono recuperati vasi, ceramiche, monete, opere d’arte e fu instituito il bellissimo e curato Museo Archeologico di Paestum.
Profumo di mare
A Paestum, però, oltre ad un tuffo nella storia si può fare anche un tuffo a mare!
Non è il mare più bello del mondo, ma è comodo, pulito e rilassante. Purtroppo, come tante aree del sud d’Italia s’è davvero poco sviluppata l’imprenditoria lungimirante. Ci sono attività curate, con ristoranti sul lido davvero interessanti, i prezzi non sono causa di giramento di testa, ma bisogna saper cercare (qualche suggerimento c’è, lo trovate come sempre su Mapstr).
La spiaggia, lunga e ampia, è sabbiosa. L’acqua limpida e pulita, ha riflessi verdi. E’ un luogo perfetto per le famiglie, soprattutto con bambini piccini, essendo bassa per metri e metri in là: ci sono spiagge libere sia in zona Paestum che Laura, ma anche a Capaccio.
Anche la gola vuole la sua parte
E’ la Campania che mette appetito! Sempre, comunque!
A Paestum e dintorni, però, provate a cancellare dalla testa i classici regionali: la pizza lasciamola alla costa napoletana, la sfogliatella e la delizia al limone alle coste amalfitane, i fichi al Cilento profondo, il mallone e la pizza chiena all’Irpinia, i torroni a Benevento, la polacchina al casertano.
A Paestum lasciatevi ingolosire dalla Mozzarella di Bufala campana D.O.P.: trecce, bocconcini, le zizzone, la tipica corona di Paestum, le ciliegine ecc.
E perchè no, un bel bufalo arrostito? E Yogurt, gelati, dolci con latte di bufala? Una cucina semplice ma gustosissima.
Esperienza interessantissima è quella di fermarsi per un pranzetto goloso in uno dei tantissimi caseifici-agriturismo che in zona spopolano.
Ve ne lascio qualcuno come appunto, ma potete cercare e provare tutti quelli in zona.
Qualche altro suggerimento, per luoghi e ristornati in zona, consulta sempre liberamente Mapstr (seguendomi).