Il nome Phil Knight, a tanti, probabilmente non dirà nulla.
Knight è un uomo che ha segnato, nel bene o nel male, il mondo dello sport a livello globale. Non da atleta, ma con i prodotti nati dal suo brand e con il suo patrocinio. Phil Knight è il fondatore primigenio della Nike.
L’arte della vittoria
L’arte della vittoria, come si è scelto di intitolare il libro in Italia, è una narrazione davvero intima. Un viaggio nella vita di un uomo che, nonostante poco noto ai più, ha influenzato in modo evidente e palpabile il mondo intero, e lo sport in particolare.
Il titolo originale, Shoe Dog, è probabilmente più aderente alla storia narrata. Le parole, in inglese, significano letteralmente cane da scarpe. E’ un termine che, leggendo il libro, ritroviamo più volte nella narrazione.
Shoe dogs sono coloro i quali lavorano nel mondo calzaturiero, esperti di scarpe che, con intelligenza e furbizia, si muovono in un ambiente super complesso, competitivo, articolato e dinamico. I cani da scarpe sanno dove produrre, come farlo al meglio, come ottimizzare i costi, come realizzare tutto nel mondo migliore…
Anche il nostro Phil Knight è uno shoe dog! Uno dei più importanti a livello globale!
Un sogno ed una passione
La storia che Knight ci racconta è una propria versione della vita vissuta prima e dopo la nascita della Nike.
Non è un documento storico, ma una serie di pagine di diario che ripercorrono la vita dell’autore dal 1982 ai primi anni del 1980. Un viaggio intimo, un diario fatto di storie, aneddoti, confessioni, ricordi e ricordi ricostruiti.
Approdiamo in Oregon, una mattina fredda d’inverno. Ripartiamo da quelle pagine, quando chiudiamo il libro, lasciando l’autore in Oregon, una notte d’inverno.
La passione per la corsa – è un elemento che accomuna le grandi menti, la corsa? – fa da filo conduttore. Appassionato di jogging fin dalla giovinezza, Knight scopre di non riuscire ad essere l’atleta che avrebbe voluto.
Ma, legato al running, salta in un mondo fatto di menti geniali, di persone coraggiose, di persone curiose, di persone determinate. E ci si immerge, ne fa parte, lo vive questo mondo veloce. Lo cavalca, scommette su di se, con determinazione e coraggio.
Sogna di cambiare il mondo dello sport, forse no!, ma sicuramente di creare qualcosa di incredibile: delle scarpe da corsa innovative, un oggetto disruptive in un mercato ormai dormiente!
Una storia intrigante, un elogio alla perseveranza
Il libro, senza far spoiler, incuriosisce, prende, cattura l’attenzione. L’arte della vittoria è scritto bene, vien semplice leggero, è fluido, ci porta a scoprire come è nata una delle aziende più famose al mondo.
Dai problemi semplici, del quotidiano, ai drammi della vita. Dai problemi contabili, a quelli produttivi. Dalle selezioni del personale alle scommesse sciocche fatte con gli amici.
Una storia biografica diversa da quelle a cui siamo abituati.
Una storia biografica che prima incuriosisce, poi fa ridere, poi riflettere, poi strappa una lacrima. Un libro ben riuscito.
Ma, proprio l’arte della vittoria, è anche un elogio alla perseveranza. Come lo è l’arte di correre di Murakami.
Si, chi corre, chi ama correre, sa che per “vincere” bisogna perseverare. Se la stanchezza incombe, mai mollare, rallentare si, respirare meglio, riprendere fiato aiuta… ma l’arrivo e lì, bisogna raggiungerlo. Ad ogni costo.
E’ una sfida quasi sempre con se stessi, prima che con gli altri.
Imparare a dosare le energie, imparare a calcolare quanto fiato abbiamo, adattarsi a quel che chiede il corpo, non arrendersi mai. Che sia quanto la corsa ci vuole insegnare?
Probabilmente si. O almeno, comincio a credere davvero che la corsa abbia qualcosa di più da trasmettere, oltre all’essere un modo per star bene. Penso possa essere un mezzo per imparare a dominarsi, per imparare a capirsi, per imparare a non arrendersi e a perseverare.
Perchè leggere l’arte della vittoria?
L’arte della vittoria è prima di tutto un bel libro. Scorre fluido, è piacevole e racconta la vita di una persona che, a modo suo, ha influenzato il mondo. Ha cambiato il mondo dello sport.
Sicuramente non noto come Bill Gates, nè come Steve Jobs, Phil Knignt non è meno importante: ha creato un impero, ha portato alla luce talenti indiscussi dello sport, ha cambiato il mondo dell’industria delle scarpe.
Scoprire una vita piena aiuta a riflettere anche sulla propria, e come in tutte le storie, c’è sempre qualcosa da imparare.
Consigliato, per la piacevolezza che restituisce, pagina dopo pagina. Per essere un ottimo esempio di “non arrendersi” e per avere uno stimolo in più a puntare sempre in alto!