Siamo a Milano, in un quartiere “nuovo“, che ancora sta evolvendosi. E’ il quartiere conosciuto come la Bicocca. Questo nome si deve all’antica Bicocca, una villa (appunto, la Bicocca) appartenuta alla famiglia degli Arcimboldi.
La storia di questo quartiere è legata anche all’industria meneghina. Fu, nei primi del ‘900, il luogo in cui le grandi aziende milanesi trovarono sede: la Pirelli (che ancora oggi vive il quartiere), la Ansando, la Breda, la Falck. Oggi con l’Università, il Teatro degli Arcimboldi, le sedi di aziende multinazionali (e non più con gli stabilimenti produttivi), i centri commerciali, le piazze e gli spazi verdi il quartiere s’è trasformato in area residenziale.
In questo contesto, che continua a mutare, troviamo anche l’Hangar Bicocca.
Fondazione Pirelli Hangar Bicocca
Nasce nel 2004 la Fondazione Pirelli Hangar Bicocca. Con le radici in un passato profondamente industriale, lo spazio espositivo si è trasformato in un’area in cui si respira cultura ed arte.
15.000 metri quadrati di spazio dedicati a mostre, eventi, incontri formativi. Lo spazio è fruibile gratuitamente (ma con prenotazione) e permette di godere delle esposizioni e delle architetture originali dell’antica fabbrica di locomotive.
Un calendario sempre in evoluzione
L’offerta dell’Hangar Bicocca è sempre in continua evoluzione (mostre in corso e mostre future) e non c’è scusa che tenga: raggiungerlo è semplicissimo! E’ uno di quegli spazi che va vissuto, soprattutto se si vive a Milano.
Le mostre in corso (alla data in cui scriviamo l’articolo) sono diverse (tre), diverse tra loro, particolari – anche non facili da comprendere – e interessanti.
Neil Beloufa – Digital Mourning
E’ una mostra che possiamo definire esperienziale, composta da immagini, suoni, materiali, oggetti e strutture architettoniche che si incontrano in un percorso contorto che vuole rappresentare il caotico flusso di informazioni che ci bombardano quotidianamente (via web).
Ovunque c’è il digitale, fuso in oggetti, strumenti, materiali tangibili che creano una narrazione complessa del mondo che viviamo. Come dice l’artista: (la narrazione)
dà vita a una conferenza irreale in un fantomatico parco di divertimenti il cui accesso è vietato agli utenti a causa dell’attuale scenario globale.
Complesso da raccontare sulle pagine del blog, questo percorso esperienziale andrebbe vissuto per meglio (o almeno, tentare di) comprenderlo.
Maurizio Cattelan – Breath Ghosts Blind
Atmosfere cupe, un senso di pesantezza e spossatezza pervade l’aria intorno. E’ tutto scuro, come a volersi perdere in un ambiente in cui non siano più percepibili le distanze, dove i sensi s’annullano. Ancora una volta si affronta un viaggio.
In tre step successivi. Nel buio, attratti dall’unica tenua luce bianca. Una statua, in marmo di carrara, che sembra leggera, quasi soffice. Ci si domanda: cosa sta succedendo?
Non c’è tempo, intorno. Non c’è luogo, intorno. Non c’è percezione d’altro, intorno. L’opera è una domanda: respirano?
Il secondo step è tutto intorno a noi. Lo si percepisce soffermandosi sui dettagli architettonici dell’Hangar. Siamo circondati, invasi, quasi aggrediti da un esercito di piccioni. Ti guardano, anche se non lo fanno davvero, in assoluto silenzio.
Infine una nera torre si erge, trafitta da un nero aereo. E’ qualcosa di annichilente.
Un parallelepipedo, al cui cospetto ci si sente microscopici, in cui si fonde la sagoma di un aereo. Tornano subito alla mente le immagini sconvolgenti e dolorose delle Torri Gemelle. Ci si ferma, finisce la mostra.
Breve, ma intensamente struggente.
Anselm Kiefer – I Sette Palazzi Celesti
Questa di Kiefer è una mostra che si può godere, all’interno dell’Hangar Bicocca, da un po’ di tempo.
E’ un progetto artistico che nel tempo ha subito evoluzioni, all’interno dell’Hangar stesso. L’opera iniziale, i soli palazzi di cemento, fu poi arricchita con le tele che si possono ammirare sulle pareti perimetrali dello spazio espositivo.
Una mostra che racconta di dolore e malinconia, un’immagine rimodellata delle rovine della Seconda Guerra Mondiale, un presente che dovrebbe essere monito e strumento di riflessione per il futuro.
I dipinti corredano la narrazione delle torri, raccontando paesaggi. Di come l’uomo, intervenendo su di essi, tenti invano di raggiungere il divino.
Uno spazio che evolve
Hangar Bicocca, dalla mia prima visita, e dopo varie altre, continua ad evolvere. Muta, cresce, evolve. C’è un bistrot, c’è un bookshop… c’è uno spazio modellabile. C’è cambiamento, c’è rinnovamento.
C’è la scusa per tornarci, a godere delle nuove mostre e per scoprire cos’altro è cambiato dalla visita precedente.