Il viaggio ha come prossima meta il parco di Krka. E’ una strada che ci condurrà prima verso l’entroterra e poi, puntando all’Italia, nuovamente sulla costa.
Krka: che diamine succede?
Il Parco Nazionale di Krka è sito più all’interno di Spalato.
Non ci abbiamo impiegato molto a raggiungerlo, ma appena arrivati abbiamo dovuto attendere i nostri nuovi ospiti per capire dove è che avremmo alloggiato.
Sono due signori anziani, non parlano inglese, né italiano.
Un po’ se la cavano con il tedesco, ma in modo molto maccheronico. Divertente!
La casa che ci ospiterà è carina, un villino con orto. Sa d’antico, ma è curata nei dettagli: un po’ anni ’50, un po’ 2000.
Un Parco Nazionale… troppo turistico
La fila per il parco è interminabile, e sono solo le 9 del mattino.
Dopo oltre 45 minuti d’attesa, quando avremmo dovuto accedere alle casse noi, l’impiegato annuncia che avrebbe fatto pausa, quindi la fila si sarebbe dovuta scomporre e inserire in coda delle altre.
Rivolta generale.
Inglesi, italiani, francesi mai così compatti per un’idea. Ci danno i biglietti, che come vedremo sono super costosi per quel che il parco offre.
Ci incamminiamo e notiamo frotte di persone con gonfiabili e salvagenti.
Ok, sappiamo che ci si può fare il bagno, nel parco, sotto le cascate… ma sembra un po’ troppo, addirittura i gonfiabili?
Nessuno vieta loro l’ingresso. Perplessi ci incamminiamo.
Il sole batte forte, ogni tanto si trova refrigerio nell’ombra. Seguendo il sentiero camminiamo su passerelle lignee che superano radici e paludi, rovi, trote, carpe, rane, anatre. Tutto molto banale.
Qualche punto panoramico sulle cascate e già, da lontano, notiamo che qualcosa non quadra: cosa è quella massa informe di bagnanti?
La passeggiata prosegue fino alle cascate. E’ caos puro.
Bancarelle, salamelle, gente buttata ovunque, sporcizia. L’acqua che in un Parco Naturale si immagina limpida è piena di persone con crema solare.
Passiamo rapidi, decidiamo di andar via dal parco. Una delusione enorme.
Pranziamo a casa, qualcosa di frugale. Doccia dopo la calura della mattina e ci riposiamo un po’. Puntiamo a vedere Sibenico, dopotutto è li vicino.
Sibenico: un fuori programma piacevole!
Sibenico è una cittadina costiera.
Antica, colonizzata dai veneziani prima e dagli inglesi poi.
La prima tappa è dedicata al giocatore di basket più famoso della Croazia, Drazen Petrovic. La sua è una storia triste.
Campione, giocatore di fama mondiale, un giorno di vacanza sbanda con la sua Golf e muore. A lui è dedicata una statua in periferia. Da qui, poi, puntiamo al centro storico.
Parcheggiamo dopo la stazione e a piedi raggiungiamo il lungomare. E’ bianco, pulito e ordinato, quindi decidiamo di andare per i vicoletti sulla destra e inerpicarci verso il castello. La cittadina è antica, assomiglia a Spalato, ma è più piccola. Animata da un turismo meno invadente, ha mille locali carini e qui si trova il ristorante con più stelle Michelin della Croazia (almeno al momento della nostra visita).
Dopo aver visitato la chiesa principale, tutta opera di artisti italiani, sorseggiamo un Hugo in centro, in un bar un po’ hipster. Poi ci perdiamo in una chiesa serbo-ortodossa (se ne trovano di simili anche in Italia, in Calabria, nei paesi di lingua arbereshe). Spesa al volo e via a casa, cena in veranda, si gioca a Bang! e poi a letto per ripartire la mattina dopo.
Alle sette del mattino bussano alla porta le crepe alla nutella, è la signora proprietaria di casa.
Ci saluta, ci offre la colazione e noi ricambiamo con mille ringraziamenti.
Dalle crepes all’asfalto!
In auto attraversiamo il resto della Croazia per raggiungere Malinska, sull’isola di Krk. Siamo in Istria, ormai. L’Italia è vicina e si sente.
Giungiamo all’ultima delle case in cui avremmo alloggiato. Villa stile Hollywood, con giardino e griglia da poter utilizzare. Bene, è quasi ferragosto e noi vorremmo grigliare. Qui, però, di pesce come in Italia non se ne trova. Solo branzini a volontà, qualche gambero (quelli che abbiamo trovato, purtroppo pessimi) e calamari. Ci accontentiamo e dopo la spesa giriamo un po’ per la cittadina.
Carina, ma nulla di veramente notevole di cui far nota. E’ moderna, turistica e piena di italiani e croati.
Un’isola “non isola“
Ci fermiamo per la serata, a casa, e giochiamo a Bang!, di nuovo.
La mattina seguente puntiamo al mare. Una spiaggia a sud ci attira. È a Stara Baska. Ci arriviamo dopo un po’ di strada tortuosa, tra interno e mare. Parcheggiamo sul ciglio della strada, come mille altre autovetture, e scendiamo lungo la scogliera. Spiaggia minuscola. Acqua meravigliosa. Si passa la giornata arrostendosi al sole. In serata, nel giardino, chiacchieriamo e grigliamo. Voglia di relax e riposo alle stelle.
La mattina seguente scendiamo in spiaggia, in paese. Si gioca, si prende il sole, si vive la quiete di Malinska. E’ una località di mare commerciale, semplice, piuttosto economica ma curata. Tra gonfiabili giganti a mare, racchettoni e tuffi trascorriamo una giornata spensierata, riservandoci la serata nella città di Krk prima di dire addio alla Croazia.
Krk: le ultime ore croate
Krk è citta di turismo. Piena di gente. Locali, musica a tutto volume, bar, baretti e ristoranti e soliti, infimi, tutti uguali, negozi di souvenir. Penso di odiarli.
Ceniamo in un’osteria del posto, pare tipica. Si mangia bene, e tanto, a prezzo onesto. Passeggiamo tra le stradine carine, entriamo in qualche piccola bottega artigiana, ma nulla lascia il segno o colpisce davvero… è tutto pensato per i turisti di massa. Un po’ deludente.
Quando ormai si fa tardi, rincasiamo. La partenza è programmata di primo mattino, rischio traffico alle stelle e nessuna voglia di code autostradali interminabili.
Croazia on the road: sulla via del ritorno
Contro ogni aspettativa anche il ritorno è fluido, con pochissime code e di breve intensità. Raggiunto il Veneto, siamo in abbondante anticipo rispetto alle previsioni e la sosta pranzo non è ancora preventivata.
Facciamo quindi rotta su Schiavon. Qui, alle distillerie Poli (al museo, in verità) ci fermiamo a sentire profumi e aromi d’uva. Compriamo un po’ di nettare e ripartiamo alla volta di Milano. La vacanza termina, e lascia una sensazione un po’ strana, almeno a me.
Conclusione di un viaggio
Mi aspettavo terre selvagge, mare bello (e lo è) e tanta natura.
Invece ho trovato, in Croazia, più belle le città (Spalato e Sibenico in primis) che la natura.
Purtroppo in tutta la nazione esistono speculazioni sui turisti, con “inganni” che disturbano. In ogni dove, ad ogni angolo, in ogni negozio c’è un cash dispencer (ATM) simile a quello delle banche, ma di società terze che, se non si presta attenzione, attuano tassi da strozzinaggio per ritirare moneta (Kuna).
Bisogna star attenti: andate al bancomat negli istituti bancari (Unicredit, ad esempio) dove la commissione (anche del 20%) non si paga.
La cucina è buona, al sud, meno al nord (come sempre, su Mapstr, trovate tutte le indicazioni dettagliate). Alcuni piatti, come la buzara, sono incantevoli, ma deve sempre e comunque piacere l’aglio.
Al nord i furbetti, nei locali, ci sono eccome, fate attenzione perchè speculano sul cambio euro/kuna.
Le strade sono ben tenute e la vacanza, on the road, non pesa (meno che in Corsica, sicuramente). Non tutto costa poco, anzi, a volte è più caro che l’Italia. Però, in fin dei conti, la Croazia mi è piaciuta… seppure in modo diametralmente opposto alle aspettative.