Colin in Bianco e Nero è una di quelle serie che meritano di essere guardate, con attenzione e con spirito critico, andando oltre le apparenze, superando le considerazioni superficiali e tirando le somme quando anche l’ultima puntata avrà raggiunto i titoli di coda.
Una breve introduzione
Prima di raccontarvi il perchè Colin in Bianco e Nero è uno di quei prodotti televisivi che, insospettatamente, meritano di essere goduti è doveroso, a mio avviso, fare una premessa. Un’introduzione.
Dopo la messa in onda, sulla piattaforma digitale Netflix, della serie di cui raccontiamo, negli Stati Uniti d’America è partito il brusio. Un brusio che certamente, per chi si sofferma sui contenuti di un prodotto di questo tipo, avrebbe dovuto far riflettere.
Le critiche si sono subito mosse in più direzioni: Colin, il famoso (per chi segue la NFL) Colin Kaepernick, tra i più apprezzati quaterback della National Football League stava lanciando accuse pesanti al mondo dello sport, e soprattutto alla società americana. Lui, un privilegiato.
Tra le varie interviste e dibattiti tv andati in onda in USA mi ha colpito un passaggio: su sei episodi (segnatevi il numero 6, moltiplicatelo per il minutaggio di ognuno) da circa 45 minuti l’uno, si è dibattuto esclusivamente di pochi frame (vogliamo dire 3 minuti?) della prima puntata dove Kaepernick paragonava i giocatori della NFL agli schiavi neri d’America.
Ma chi è Colin Kaepernick?
Chi è Colin?
Sicuramente alcuni di voi si staranno chiedendo “Chi è questo Colin?”.
Un volto simpatico, sorridente. Capigliatura afro esagerata, ricci neri che formano un palloncino peloso. Occhi scuri, pelle scura. Colin Kapernick è prima di tutto un uomo nero negli Stati Uniti. Un uomo che, come i giocatori della Seria A in Italia, ha avuto tantissima visibilità, successo e denaro.
Ma il signor Kaepernick è anche uno di quei giocatori, anzi il primo, che nella NFL ha scelto di schierarsi a favore del movimento Black Lives Matter. Avrebbe potuto non farlo? Indubbiamente si. Ma l’ha fatto. Coscientemente e con decisione.
Ha scelto di non cantare l’inno nazionale, di non alzarsi in piedi prima di ogni partita. Di protestare educatamente contro una società che, ancora nel 2021, discrimina apertamente parte della sua popolazione. E questa sua scelta l’ha scontata poi.
Anche se considerato tra i migliori quaterback della lega (figura super ambita, in questo sport amatissimo negli USA), nel 2017 non ha ricevuto alcuna offerta contrattuale. All’apice della sua carriera.
Una storia in Bianco e Nero
Colin in Bianco e Nero è una strada necessaria a costruire la storia di Kaepernick. E’ la sua storia, forse un po’ romanzata, ma quello che conta non è il come la si narra, ma il cosa narra.
Ragazzino nero, adottato da una famiglia di bianchi. Vive una vita quieta in una cittadina del Wisconsin praticando sport. Eccelle in tre, particolarmente dotato nel baseball, nel basket e nel football americano.
Il racconto, arricchito da approfondimenti storici legati al pregiudizio razziale ed a personaggi che hanno investito le loro vite a combatterlo, procede raccontando la crescita del ragazzino che fu Colin.
Vita tranquilla, una bella famiglia, ma anche un’incapacità di comprensione da parte dei genitori del problema “colore della pelle”. O meglio, l’accettazione di alcuni comportamenti come normali, e normali non dovrebbero essere.
La vita in bianco e nero
Purtroppo la storia raccontata da Colin è tragica (avrei voluto scrivere tragicomica, ma non c’è comicità, in realtà!).
Uno scontro culturale (?) – possiamo davvero chiamarlo così? – che segna la vita del ragazzo. La non accettazione di tutta quella cultura afro-americana, dalla società bianca, dalla famiglia: le treccine, le canotte di qualche taglia in più, la musica. E no, non è un momento della vita come quelli che abbiamo vissuto tutti nell’adolescenza.
E poi la passione per lo sport. La consapevolezza di essere un talento – ma non vi faccio troppi spoiler – e la costanza, nonostante le avversità, nel voler raggiungere il proprio sogno.
Ma essendo una serie autobiografica, il finale – anche se non raccontato – lo conosciamo tutti.
Indubbiamente non è un prodotto che si fa notare per la regia, per la fotografia o per le particolari performance degli attori. E’ una serie che andrebbe vista per il messaggio (che si, talvolta potrebbe essere stato estremizzato e rappresentato in modo semplificato) che manda. Ma, in ogni caso, è un messaggio che dovremmo far nostro: provare a comprendere che il pregiudizio razziale esiste. E chi ne è vittima, ne soffre.
Del “caso” di Colin Kaepernick si è dibattuto ovunque. Ne hanno parlato Trump, Obama, tutti i notiziari (trovate qualche estratto qui su).
Leggere, studiare per capire
Purtroppo nel 2021/2022 ci troviamo ancora a dover dibattere sul concetto di razzismo. E’ folle.
E’ inaccettabile.
Ma l’unico modo per abbattere il pregiudizio (che spesso, se non esclusivamente, è figlio dell’ignoranza) è studiare, leggere, conoscere e quindi capire.
Sul tema, su queste pagine, vi abbiamo già proposto una lettura: L’invenzione delle razze.
Aprite la mente, alla scienza, alla cultura, all’accettazione dell’eterogeneità del mondo. Sarà per tutti un posto migliore.