Castelbuono è un borgo molto affascinante in cui trascorrere una giornata per scoprire una Sicilia che non profuma di mare.
Dimenticatevi i fichi d’india, la sabbia fine e il mare turchese, dimenticatevi del vociare di Palermo e dell’odore di salsedine. Qui, alle porte delle Madonie, il verde è il colore che vi riempirà gli occhi, il freddo in inverno si fa sentire, funghi, boschi e perfino le neve sono parte del quotidiano.
Castelbuono: una giornata sulle Madonie
Se nell’immaginario comune la Sicilia è luogo di mare e sole. Eppure, in realtà, in quella che è la regione più vasta d’Italia c’è anche un mondo nascosto, fatto di montagne e profumi appenninici.
Uno dei luoghi che apre le porte all’esplorazione della natura più boschiva della Sicilia è proprio Castelbuono: circa 8000 abitanti, immerso nel verde.
Di buon mattino, con l’inverno ormai giunto, abbiamo deciso di bussare alle porte delle Madonie. Lasciata Palermo, immerse nel sole, ed imboccata l’autostrada che conduce a Messina (E90) abbiamo puntato ad oriente.
Purtroppo raggiungere Castelbuono con altro mezzo, che non sia auto/moto, non è facile.
La striscia d’asfalto scorre, anche se non proprio perfetta, sotto le ruote dell’auto e dopo circa 1h e 30m abbiamo posteggiato poco fuori dal centro di Castelbuono.
Montagna: curve e la prima neve
Il panorama intorno cambia, percorrendo la strada che ci conduce al paese che deve la sua notorietà sia a un famoso produttore di grandi lievitati che alla manna, regalandoci pian piano scenari tipici dei luoghi di montagna.
Le strade salgono tra tornanti e curve baciate dalla natura, e metro dopo metro iniziano a comparire allo sguardo curioso le prime cime montuose. C’è perfino la prima neve d’inverno.
Nonostante il cielo terso, la temperatura è più bassa che nella città di Palermo (sapevate già che anche in città si può fare trekking? Vi suggeriamo di leggere il nostro articolo sul faro di Capo Gallo).
Un vento che pizzica le pelle soffia deciso. Coperti a dovere, iniziamo la nostra passeggiata verso le strade del centro: pochi passi, superati alcuni archi tra antichi palazzi finiamo nella via principale. E’ bella, piccola, pulita e l’atmosfera è la tipica dei paesini appenninici.
Atmosfere antiche e sapori deliziosi
Castelbuono ci accoglie subito con le sue atmosfere antiche.
E’ un borgo ben tenuto, ma visto il nostro arrivo proprio intorno all’ora di pranzo decidiamo di godere dei piaceri culinari del luogo: i funghi sono prodotto locale, ma anche i maialini allevati allo stato brado. La cucina, semplice e di montagna, è elemento caratteristico del luogo.
Godiamo felicemente di salumi e formaggi locali, soprattutto pecorino. Ci raggiunge sulla tavola un meraviglioso piatto di funghi cardoncelli grigliati, così come delle polpette di pane ed erbette selvatiche.
Non ci facciamo mancare una pasta e patate (stile partenopeo) con funghi freschi (raccolti nei boschi intorno) ed un ragù bianco con maialino nero dei Nebrodi.
Continuiamo con un arrosto. Chiude il pranzo un dolce particolare e semplice: la Testa di Turco, ricorda un budino al latte, con zuccherini e della sfoglia fritta nel mezzo.
A spasso per il borgo
Passeggiando per le stradine del borgo ci si immerge in un’atmosfera serena.
L’aria è leggera, tanti negozietti sono aperti e il via vai di turisti man mano che le ore passano aumenta.
Nelle tante piccole attività di ristorazione c’è fermento, per le stradine si nota subito la cura e l’amore di chi vive in questi luoghi: tutto è curato nei minimi dettagli.
Ci perdiamo tra le vetrine, dove è facile trovare prodotti locali: la manna è uno di essi.
Facciamo poi una sosta per un caffè, non si può non notare quello che è uno dei brand più famosi del luogo (a livello globale): Fiasconaro.
Oltre al bar, la famosa pasticceria ha anche un bellissimo store dedicato ai grandi lievitati (panettoni per lo più) e alla pasticceria secca. Tanta è la scelta, tanta è la folla, moltissime le bontà acquistabili ed assaggiabili.
Il castello
Uno dei luoghi che sicuramente colpisce, a Castelbuono, è il castello che svetta, semplice e pacato, sulla piazza.
Lo si raggiunge percorrendo la strada principale, superando un arco antico e salendo alcuni gradoni. E’ molto semplice, architettonicamente, ma la sua storia (e l’amore che hanno storicamente dimostrato i cittadini di Castelbuono per questo luogo) fa si che visitarlo sia parte centrale della visita alla cittadina di montagna.
Il Castello dei Ventimiglia pare risalire all’incirca al 1317. Purtroppo la sua storia è un po’ fumosa, ed anche la sua architettura rende complesso risalire ad una chiara origine.
Ci sono, all’interno ed all’esterno, elementi riconducibili un po’ a tutti gli stili dell’architettura siciliana. C’è un tocco arabo-normanno, dettagli che rimandano all’architettura sveva, negli anni furono aggiunte poi le merlature, archi, torrette. Non tutto è sopravvissuto fino a noi, ma il castello è vivo e casa della cultura.
Visita al Castello
Visitare il castello è piacevolissimo. Per una piccola realtà di provincia mantenere vivo un luogo che rischierebbe, altrimenti, di morire nel dimenticatoio non è cosa da poco.
Al castello si accede con un biglietto (5€ a persona) ed è possibile visitarne ogni stanza.
Si accede immediatamente all’antro principale. Sulla destra troviamo una saletta molto curata dove spesso si svolgono mostre (anche di artisti locali o su temi legati al territorio) e da qui ad una delle torrette.
Passando invece al cortile interno siamo subito rapidi dall’atmosfera: un cielo leggermente velato, l’aria fredda, le pietre scure e le scale che salgono avvolgendo le pareti interne. Tante porte in legno si aprono, frammezzate da finestre e finestrelle. Piante in vaso arredano gli scalini.
Le percorriamo, scalino dopo scalino e ci godiamo le sale tematiche: una dedicata alla storia del castello, con alcuni dei reperti rinvenuti durante gli scavi ed i restauri; una ampia e meravigliosa, dove è possibile godere di opere d’arte a tema Sicilia, Castelbuono e arte locale…
Infine, putando alle camere più in alto restiamo colpiti dalla cappella qui presente.
La Cappella Palatina e le reliquie di Sant’Anna
Varcata la soglia, celata da un portone in legno intarsiato, scopriamo la Cappella Palatina: è un luogo piccino, ma riccamente adornato.
Barocca, bianca, dorata, ha al lato opposto all’altare una finestrella piccina.
Un luogo suggestivo ed inaspettato.
Nelle sue immediate adiacenze c’è anche il museo dedicato alle reliquie e al tesoro della curia. Piccolo, ma interessante.
La Chiesa di Santa Maria Assunta
Passeggiando, serenamente, proprio in quella che parrebbe essere la piazza più ampia della cittadina, ci si imbatte nella Chiesa di Santa Maria Assunta.
Un porticato non dalle dimensioni impressionati conduce all’ingresso della chiesa.
La chiesa pare sia stata eretta nel XIII secolo, e come il castello, nei tempi successivi è stata oggetto di rimaneggiamenti architettonici e ristrutturazioni.
Questo luogo di fede non spicca per abbondanza di arredi e decori preziosi, ma nella sua penombra il silenzio è fitto. Spicca però un ciborio, datato 1493, riccamente decorato.
Fontana della Venere Ciprea
Al lato opposto rispetto al castello, alla fine della strada, troviamo la fontana della Venere Ciprea.
Posta nel luogo attuale all’incirca nel 1600 apparteneva ai giardini della famiglia Ventimiglia, dove fu dissepolta durante scavi archeologici.