La primavera riaccende il desiderio di viaggiare.
Abbiamo scelto di trascorrere una settimana in Norvegia approfittando dell’arrivo della primavera e dell’aumento delle temperature.
Abbiamo scelto di recarci a Bergen (e lungo i fiordi) prima di raggiungere Oslo.
Il Mare del Nord non ha lo stesso profumo del Mar Mediterraneo
Raggiungere la Norvegia è abbastanza comodo, ormai ci sono voli da diverse città italiane. Noi abbiamo scelto di partire da Bergamo per atterrare nei pressi di Oslo (Torp).
L’aeroporto non è vicino alla capitale, ma è ottimamente collegato con svariate cittadine.
Abbiamo scelto di partire nel tardo pomeriggio, atterrando a Torp intorno alle 22:00. Dall’aeroporto bisogna, però, raggiungere la stazione locale. Solo raggiunta questa è possibile prendere il treno che ci conduce alla prima tappa: Drammen.
All’arrivo il cielo è ancora luminoso, il crepuscolo si sta avvicinando e la temperatura è sorprendentemente tiepida. C’è il profumo dell’aria pulita.
La navetta che conduce alla stazione è appena partita, così prendiamo un taxi al volo e puntiamo alla meta.
Il taxi non è economico, ma si paga tranquillamente con carta; beh, la Norvegia è tutta cash-less. Per la corsa, circa 12 minuti (tra stradine di campagna) abbiamo speso all’incirca 35€.
Per prendere il treno che porta ad Oslo (noi scenderemo a Drammen) si possono comperare i biglietti alle macchinette presenti in aeroporto, o più comodamente dal proprio smartphone (via web o grazie all’applicazione della società dei trasporti: Vy).
Un’oretta di rollio sui binari, giungiamo a destinazione. L’indomani si ripartirà: direzione Bergen!
Bergen: mare e monti
Una rapida colazione ci accompagna nella preparazione al viaggio di sei ore che ci attende. Sorseggiando il caffè bollente, spiluccando un po’ di un delizioso kanelbullar chiacchieriamo e ragioniamo sul da farsi nei giorni a seguire.
In treno fino a Bergen
Fuori l’aria è fresca, il sole splende e la primavera fa sentire decisa la sua presenza. Ci incamminiamo alla stazione di Drammen, seguendo la strada lungo il fiume. Passeri svolazzano beati tra i cespugli, un cigno si crogiola al sole, l’aria profuma di pulito e tutta la città si muove lentamente.
Alla stazione troviamo il treno e prendiamo posto nella carrozza prenotata.
Il treno ha, carrozza per carrozza, scompartimenti da sei posti. Uno intero è nostro! Pochi attimi, si parte!
I binari scivolano sotto al treno. Un suono ritmato segna chilometro dopo chilometro il tempo che scorre e ci dice che la meta è un po’ più vicina.
Volgendo lo sguardo al finestrino pian piano vediamo mutare il panorama. Dal panorama urbano di Drammen ci troviamo catapultati tra campi spogli, ma basta un battito di ciglia per scorgere alberi d’un verde brillante. Appaiono poi i riflessi del sole sul fiume.
Spuntano tetti blu, pareti rosse e gialle. Erba brillante, e d’improvviso la neve. Si, la neve!
Casette colorate, le hytte, spuntano nel panorama bianco. Una luce abbagliante ci colpisce, chiacchieriamo e ci rilassiamo con un caffè. Anche sul treno, al piccolo bar, si paga cash-less. Qui incontriamo il primo italiano del viaggio: è la barista!
“Ciao, com’è la vita in Norvegia?”
Mentre il paesaggio cambia chilometro dopo chilometro, con la voglia di un caldo caffè americano vado al bar. E’ proprio ad una carrozza di distanza. L’atmosfera, sul treno, è quieta. Tutto è ordinato, silenzioso, pulito.
Arrivato al bar, ordino. Mi scappa una parola in italiano, parlando con uno dei miei compagni di viaggio, subito dalla cassa arriva: “Siete italiani? Io sono di Sondrio!”
Ecco, il primo italiano incontrato in questo viaggio. Dopo aver parlottato un po’ delle nostre origini e del nostro viaggio in Norvegia, domandiamo: “Com’è la vita in Norvegia?”
Ci risponde, lei, sorridente, che la vita in Norvegia è diversa da quella che godiamo in Italia. Lì è tutto più lento. C’è un inverno lungo, gelido e cupo, è difficile che – non vivendo in una delle principali città – si esca a fare serata per i locali. Primavera ed estate, invece, sono un’altra storia: si sta sempre all’aperto!
E’ tradizione, in tutta la Norvegia, il venerdì cenare tacos, in famiglia o con amici, rigorosamente a casa! E’ un po’ come noi siamo abituati alla pizza il sabato sera. Gli stipendi sono alti, ma lo è anche il costo della vita. Nel bilancio finale, però, è difficile trovarsi in difficoltà.
C’è poca tradizione, ma tanta apertura mentale. Per concludere, comunque, la nostra interlocutrice ci dice che non tornerebbe in Italia per costruire il suo futuro.
Tra neve e fiumi, fino al mare
Il viaggio prosegue. Attraversiamo i monti, pieni ancora di neve dove intravediamo tanti praticare sci di fondo. Pian piano il paesaggio ci regala nuovamente scenari verdi.
Torna copiosa l’acqua, i villaggi colorati, e ci avviciniamo a Bergen.
Arrivati alla stazione, lasciando il treno, ci troviamo catapultati in una cittadina che fin da subito mostra i suoi colori. Alberi con fiori rosa, cigni, gabbiani, casette colorate, persone che passeggiano. E’ la Norvegia urbana, quella che si affaccia sul mare.
Bergen: una città di mare
Siamo a Bergen, finalmente. Sei ore di viaggio trascorse in treno ci hanno un po’ stremato. Però fuori c’è un bel sole, e noi ritemprati dalle temperature primaverili e dai colori brillanti corriamo a lasciare i bagagli nella casa che abbiamo affittato a due passi dal centro.
Lasciamo tutto in camera, inforchiamo gli occhiali da sole, zaino in spalla e ci incamminiamo a curiosare tra le strade di Bergen. Passeggiamo tra persone sorridenti, aria che profuma di pulito, accompagnati dalle strilla dei gabbiani e il canto di piccoli passeri sui rami più bassi degli alberi.
Ci sono tanti negozi, le persone passeggiano, tutto ci dice che siamo in un posto quieto. Dopo un po’ intravediamo il mare, e li accanto lo scorcio più famoso della città: Bryggen.
Bryggen
Questa è la zona più conosciuta di Bergen. Sono antichi edifici che si trovano proprio fronte-mare, sul porticciolo turistico. Tanti locali, gremiti di gente, accolgono persone curiose o pronte a rilassarsi con una birra attendendo il tramonto.
I tavoli sono tutti pieni, è iniziato il fine settimana e si nota subito la voglia di rilassarsi baciati dal sole tiepido. Approfittiamo anche noi di questa atmosfera gioiosa e ci accomodiamo, ordiniamo una birra fresca e ci intratteniamo chiacchierando.
La birra, qui in Norvegia, è costosa (come tutti gli alcolici): un bicchiere da 0,4 cl. costa tra i 15€ ed i 18€. Pazienza, è una vacanza, godiamocela.
Non mi aspettavo un borgo marinaro, ma da vedere, per un turista, c’è pochino. E’ più l’atmosfera spensierata che si vive l’attrazione vera!
Passeggiamo nei dintorni, e quando è quasi ora di cena rincasiamo. Ci aspetterà una cena davvero piacevole, da Pingvinen.
Bergen: le casette colorate
Di buon mattino ci godiamo una colazione profumata alla cannella.
Abbandoniamo la casa e ci dirigiamo alla scoperta della città. L’aria è fresca, il cielo limpido.
Poco distante dalla nostra dimora troviamo la Johanneskirken, una chiesa dalle pareti rosse e tetti blu. E’ situata su una piccola collina che domina gran parte dell’area portuale. Bella, maestosa, ma purtroppo chiusa. Proseguiamo.
Ci incamminiamo verso nord-est, puntando alla zona nota come Nøstet. Non è un luogo segnato sulle mappe, ma curiosando in giro, raggiungiamo questo piccolo angolo antico della città. Qui, lasciata la via principale che porta al mare, ci infiliamo in una serie di vicoletti stretti tra case colorate.
Sono case antiche, in legno, che si affacciano l’una sull’altra. Fiori alle finestre, qualche gatto sonnecchia solitario su dei gradini, le linee non sono mai corrette (alcune pareti sono a 75°, altre a 92°, insomma… non è certo la perpendicolarità il pezzo forte!).
L’atmosfera è rilassata, ogni tanto passa qualcuno, il silenzio riempie i colori.
Con gli occhi felici continuiamo, stavolta puntando a nord/nord-ovest. Sempre tra i vicoletti raggiungiamo il porto turistico. Qui è l’anima della città!
Tanti turisti, chiacchiericcio, mini-tour per i fiordi vicini partono di continuo, tanti norvegesi si rilassano in barca tra sole e birre fredde. E poi c’è una delle attrazioni più note: il mercato del pesce. Non è altro che un’area dedicata a un paio di bancarelle che vendono prodotti ittici (locali) e li cucinano. Da bravi allocchi, proviamo l’esperienza.
Abboccando all’amo!
Il mercato del pesce è uno di quei luoghi che un po’ tutti conoscono, anche solo per sentito nominare, di Bergen. Sapete quante volte se ne racconta in servizi e documentari? Ci si aspetterebbe qualcosa di antico, dinamico, popolare e puzzolente (beh, ad un mercato del pesce voglio sentire l’odore di mare e di pesce, io!). Eppure così non è.
E’ un luogo anonimo.
Guardiamo l’esposizione di prodotti ittici, alcuni davvero super invitanti. Approfittiamo anche per assaggiare un pezzettino di carne di balena affumicata.
Dal colore sembra bresaola, ma il sapore è ben altro. Buona, leggermente dolce, morbida. Per la consistenza alla masticazione ricorda un po’ il fegato, ma il sapore è ben diverso.
Fatta ora di pranzo, ci facciamo abbindolare dall’atmosfera vivace di questo “shop” e ci accomodiamo. Alla fine solo provando davvero qualcosa se ne può saper parlare.
Pranziamo con frutti di mare, zuppa di pesce, garlic bread, qualcuno ordina del salmone, chi del tonno, ma tra le cose davvero buone abbiamo le lingue di baccalà in pastella fritte.
Fortezza e città
Dopo il pranzo, baciati ancora da un bel sole primaverile, raggiungiamo la fortezza di Bergen. E’ proprio di fronte a noi, dall’altro lato del porticciolo. Il luogo è un giardino curato, pulito, ma poco attraente. C’è un’antica fila di cannoni, il panorama blu del Mar del Nord, e un antico edificio che però non è visitabile.
Peccato!
Da qui puntiamo in direzione della funicolare, ma non la prenderemo oggi, e passeggeremo nei dintorni spensieratamente. Sempre atmosfere tranquille, tante casette colorate, una sensazione di spensieratezza incredibile. Non c’è gran che da catturare con lo sguardo, se non il quotidiano.
Nonostante tutto, però, abbiamo camminato un bel po’ e si è fatta ora di cena, nonostante ci sia ancora luce!
La serata trascorre tranquilla, la sveglia suonerà presto. Ci aspetta uno dei più noti fiordi della Norvegia.
Hardangerfjord
L’escursione che abbiamo programmato prevede un viaggio lungo, ma panoramico.
Per muoverci abbiamo scelto, proprio come fatto in Francia durante il viaggio a Bordeaux e Saint-Emiliòn, di sfruttare un’App super comoda: Getaround (ma ve ne parleremo prossimamente).
Prese l’auto, acceso il motore, abbiamo iniziato a macinare chilometri. Abbandonata Bergen, dal panorama urbano, ci si ritrova catapultati in un’immensità di natura. E’ tutto ordinato, con le prime gemme che spuntano e avvisano dell’arrivo della primavera. Da lontano ci arriva il profumo della neve.
La cosa che ci rapisce è la quantità d’acqua che ci circonda: cascate, fiumi, rivoli, torrenti, pozze, laghi… siamo in un mare dolce!
La strada scorre lenta – fate sempre attenzione ai limiti di velocità! – e lo sguardo ha il tempo di posarsi tutto intorno.
Scorgiamo le prime cascate, ci fermiamo a respirare l’aria umida e gelida, a sentire il loro ruggito, a godere di quel brivido che solo la natura regala con la sua bellezza.
Le soste si susseguono, pian piano, non appena scorgiamo da lontano qualcosa che ci cattura. Abbiamo tempo, proviamo a scoprire quel che ci incuriosisce.
Steinsdalsfossen: sotto la cascata!
La prima vera tappa è Steinsdalsfossen. Sapevamo che l’avremmo trovata lungo la strada, e subito la scorgiamo. Parcheggiamo li accanto, nello spazio riservato alle auto con i soliti bagni pubblici immacolati e profumati.
La raggiungiamo in pochi attimi e subito veniamo colpiti dalle vaporizzazioni dell’acqua che colpisce le rocce. E’ gelida!
Qualche fiore saluta dall’erba, pochissimi turisti in questa domenica norvegese.
Questa cascata è alta, con un flusso copioso, e la cosa più bella è che, grazie ad un sentierino, si può passare sotto di essa e salire ad un piccolo balconcino panoramico proprio accanto al salto! Bello! Semplice, ma bello.
E che profumo… acqua fredda, aria di bosco, stallatico (da lontano arriva l’odore delle pecore e delle vacche).
Compriamo qualche souvenir li accanto e ripartiamo.
Raggiungiamo Norheimsund, ma la domenica è tutto chiuso. Ripartiamo subito, senza far tappa al museo Hardanger Maritime Center.
La strada segue il fiordo, sempre più selvaggio.
Piccole soste ci fanno gioire del paesaggio, apprezzando sempre più quella sensazione di immersione in uno stato di pace per l’anima. Il verde dei prati e dei boschi, il blu del mare, il bianco delle cascate, il nero della roccia, si contrano con l’orizzonte azzurro e ghiaccio dei monti che ancora sono innevati. Silenzio, profumo di fiori che sbocciano. E’ il paradiso!
Eidfjord: neve e cascate
Proseguiamo rilassati.
Superiamo alcuni ponti super suggestivi, dove purtroppo è impossibile fermarsi anche solo per scattare una foto rapida, e ci ritroviamo d’improvviso in una delle gallerie più lunghe mai percorse. E’ interminabile (oltre 30 minuti di percorrenza, senza traffico), troviamo perfino delle rotonde all’interno. Sbuchiamo nei pressi di Eidfjord, un grazioso borgo alla fine del fiordo.
Ci fermiamo a pranzare e ci vien voglia di gelato. Toh! C’è anche una gelateria italiana. Entriamo e incontriamo un connazionale, stavolta di origini fiorentine. E’ una signora cortese, ci racconta che ha raggiunto la Norvegia perchè il marito aveva trovato lavoro qui.
Rispetto a Firenze, altra vita. Ma ci racconta come, nonostante gli inverni un po’ troppo lenti e cupi – in un borghetto come Eidfjord, lontano da Bergen e da altri grandi centri, è davvero dura – la vita è serena. Il poter esser mamma senza doversi preoccupare della maternità, del tirare a fine mese, del come poter seguire i bambini nei primi anni di vita, qui è un diritto.
Ma non solo, la vita è lenta, senza troppi pensieri, e tutto aiuta a vivere più rilassati che in Italia. Non sa se tornerebbe nel Bel Paese.
Da li, puntiamo alle ultime cascate della giornata.
La strada sale, la neve inizia a riapparire accanto alla carreggiata. Raggiungiamo Vøringfossen.
Saltiamo nella neve, seguiamo un piccolo sentiero semi-tracciato e puntiamo al balcone panoramico sulle cascate. Non c’è nessuno, solo pochissimi altri avventori…
Affondiamo a tratti nel bianco gelido, ma siamo rapiti subito dopo dalla quiete che regala il turbinoso fluire del fiume.
Stavolta l’acqua scura cozza con il bianco immacolato intorno. Sa di potenza, di violenza. E’ l’inverno che se ne va, lasciando spazio alla stagione più calda.
Bellissime, cascate bellissime. Torniamo all’auto e puntiamo al ritorno.
Facciamo una sosta nuovamente nel paesino di Eidfjord godendo di un bel caffè caldo, di qualche dolcetto e ci riscaldiamo ad un sole caldo e soffice (come sempre trovate indicazioni e suggerimenti su Mapstr).
Ripresa l’auto, il viaggio è lungo (circa 3 ore). Attraversiamo paesaggi diversi seguendo una strada diversa da quella dell’andata. E’ per tratti la stessa strada che percorre il treno.
Di sera giungiamo a Bergen. Una nuova giornata inizierà!