Splende il sole su un arcobaleno di colori.
C’è nell’aria il profumo denso dell’estate, il mare si culla morbidamente tra i riflessi azzurri e blu. Approfittiamo di una mattinata libera e ci mettiamo in moto verso Borgo Parrini.
Benvenuti a Borgo Parrini
E’ un luogo, Borgo Parrini, in cui non si lesina affatto nel dare a tutti un sorridente “benvenuto!“.
Ci si arriva in circa mezz’ora partendo da Palermo, seguendo l’autostrada in direzione Trapani. All’uscita Partinico (o a quella di Montelepre) siamo già a più di tre quarti della strada.
Seguendo la strada per Partinico il percorso è più rilassante. Strade ampie, pulite. Seguendo la strada per Montelepre, diciamo la verità, non si ha sicuramente un impatto gradevole: strade dissestate, sporche e quintali (davvero quintali) di immondizia – cosa costa buttarla dove andrebbe buttata, io non riesco a capirlo!? – ai margini della già stretta carreggiata. Questo è un quesito che non trova risposta, ma il disamore per la propria terra/casa è un cancro che andrebbe estirpato.
Arriviamo a Borgo Parrini. Un parcheggio libero ci attende, lasciamo l’auto, facciamo un’offerta e iniziamo a passeggiare nel borgo.
Dal silenzio al turismo
A guardare oggi Borgo Parrini sorge l’interrogativo, quasi immediato: “Perchè è associato a i borghi del silenzio?”
Abbiamo raccontato di Bisaccia, uno dei borghi antichi e ormai morenti dell’Irpinia d’Oriente. Abbiamo scelto di associare il concetto di borghi del silenzio a quelle realtà che, nell’indifferenza generale, continuano a spegnersi.
Borgo Parrini, invece, è l’esempio – seppur piccino – di come dal silenzio si possa alzare una voce (colorata) e l’inerzia possa essere fermata. C’è sempre un nuovo inizio, un nuovo chiacchiericcio da accendere!
Un po’ di storia tra le strade del borgo
Borgo Parrini è una frazione del comune di Partinico, in provincia di Palermo.
Lontano dal centro del comune di cui è frazione, il borgo affonda le sue radici in un passato abbastanza lontano. All’incirca nel 1500 il Noviziato dei Gesuiti comprò un’ampia area di campi da coltivare e diede vita ad un primo, piccolo, insediamento.
L’economia, fin dalle origini fu prettamente agricola. La comunità ivi risiedente iniziò l’edificazione di un piccolo borgo, con chiesa, magazzini, case e mulini.
Questa porzione di territorio rimase nei possedimenti dei Gesuiti fino a circa metà del ‘800, quando fu comperata da Henri d’Orleans duc d’Aumale che volle qui avviare un’attività produttiva di natura agricola-enoica. L’obiettivo era la produzione di un vino noto come Moscatello dello Zucco.
Con l’avviarsi delle attività agricole l’insediamento crebbe e si arrivò a censire circa 300 operai attivi.
Il tempo, la vita, la piccola realtà di Borgo Parrini ebbe il suo fluire. Però, come tante contrade del Sud Italia, negli anni del dopoguerra e del boom economico iniziò a vivere la vera crisi demografica.
L’economia radicata fortemente ad un’agricoltura fin troppo amatoriale, l’assenza di vie di commercio, di mentalità imprenditoriale e di infrastrutture adeguate portò tanti ad abbandonare le proprie case in cerca di fortuna. Il silenzio cala come un velo sulla frazione.
La voglia di non spegnersi
Alcuni dei residenti, a distanza di anni, consci che Borgo Parrini stesse morendo nel silenzio, hanno deciso di rimboccarsi le mani e far sentire che quella piccola realtà un tempo agricola ancora oggi avesse un cuore vivo.
Inizia l’attività di ristrutturazione delle vecchie case, un omaggio allo stile di Gaudì.
Il colore inizia a caratterizzare le facciate delle vecchie case, fiori, maioliche, statue, mattonelle e vetri. Tutto impreziosisce le piccole strade.
Pian piano, ed anche grazie all’avvento dei social network (indubbiamente complici positivi), si inizia a parlare di Borgo Parrini. Inizia il turismo, cresce il turismo, evolve il turismo.
E da frazione agricola pronta a calare il sipario, Borgo Parrini si reinventa attrazione per instagramers.
Artisti e Artigiani: la nuova economia
Il turismo, anche quello figlio della moda dei social network, è il carburante della nuova economia di Borgo Parrini.
Tantissimi curiosi, in moto ed in auto, come noi, si avventurano alla scoperta del piccolo borgo. Subito accolti da una schiera di artisti ed artigiani, si fanno abbracciare dal buon umore. E’ quasi una magia!
Ci si imbatte in una bottega in cui si dipingono le antiche assi dei carretti siciliani, ma anche in un estroso artigiano che compone ritratti (in foto si intravede qualcosa accanto al cartello di benvenuto) di personaggi famosi o immagini astratte con i gratta e vinci. Si, avete capito bene, con i gratta e vinci. Ce ne vuole di fantasia!
Ci sono poi pittori, piccoli scultori, ma anche artigiani, sarti, estrosi cuochi di prelibatezze locali. Tutto fa spettacolo.
Anche il panificio, gli esercizi commerciali (come il bar o la trattoria del borgo), le piccole attività locali respirano un’aria nuova. L’economia s’accende, un nuovo fermento e nuove prospettive si palesano all’orizzonte.
Una giusta intuizione
Il raccontare un antico borgo agricolo con parole nuove, in questo caso parole fatte di elementi architettonici, è stata un’intuizione giusta.
Scommettere, in questo caso mettendosi in gioco con risorse economiche, fantasia e voglia di cambiamento, qualche volta ripaga. E Borgo Parrini, ad oggi, la sua scommessa la sta vincendo.
Indubbiamente c’è ancora tanto da fare.
Ci sono ancora case da rimettere a nuovo, magari in uno stile anche più tradizionale, recuperando l’antico colore dei borghi agricoli della Sicilia, o accrescendo l’aspetto Pop del piccolo centro. Chi lo sa cosa accadrà!
C’è tanto da fare, però, anche oltre i piccoli confini. Le strade intorno non sono un bellissimo biglietto da visita… far finta che non ci sia quel che c’è è come buttare la polvere sotto al tappeto!
C’è da lavorare sull’educazione civica, di grandi e piccini. C’è da lavorare sul valorizzare quel che ci circonda, oltre il proprio orticello, c’è da lavorare per innescare un processo virtuoso ampio.
E’ comunque un buon inizio, purché ci si renda conto che questo è il punto di partenza e non di arrivo.